1 comments

Indeed, it is splendid!

E’ stata una grande emozione, ero convinto di non farcela –come al mio solito- ero convinto che la mia ansia avrebbe rovinato tutto. Invece è stato un successo.

Preambolo. Il corso di reotrica –siamo onesti- è una gran figata. Il professore, Peter per noi studenti, è tutto quello che non ti aspetteresti. E’ sempre con il papillon, occhi nascosti dietro a due lenti circolari piccole piccole, un sorriso quasi malandrino e –ovviamente- un vocabolario e un uso della lingua, dei gesti e del contesto, da far rabbrividire anche le emozioni stesse.Per chi ha visto Bolt, il cartone, si potrebbe dire “è pazzeschissimo”. Si discute di logos, pathos, ethos, si sente nell’aria che ognuno può offrire qualcosa di buono se il contesto è quello giusto. E diamine, questo è un contesto degno degli dei!

Oggi ho avuto l’onore di presentare il mio progetto di tesi, ovviamente tradotto in inglese, davanti ai miei colleghi e sotto l’imperturbabile giudizio del sopracitato prof. Sono emersi, nel corso delle varie presentazioni, i differenti background culturali e sociali di noi studenti, ma è stato tutto coinvolgente ed emozionante. Mi sono sentito dire che ho una bella voce, chiara, non tentennante, che ho eccitazione ed entusiasmo, che ho una bella mimica facciale e la mia arte nel gesticolare è ottima (ho osato aggiungere, tipicamente italiana). Il progetto è stato definito molto interessante e si è percepito che ero dentro l’argomento.
Sono corso indietro a quel 16 ottobre, un giorno in meno e un mese in più rispetto ad oggi, quando tutto questo ha avuto inizio. Quando le paure di un ragazzo si sono trasformate in un attimo di gloria che ti fa vedere la bellezza del mondo trasformando –nemmeno fosse il re Mida- tutto il male nel bene assoluto. Ho riletto i miei ringraziamenti e ho scoperto che siete ancora tutti qui, anzi ho ritrovato alcune persone di cui per troppo tempo ho parlato al passato. Ho rivisto le fotografie, le stampe fatte da Alexia, il mio orologio, la penna, ho ripensato a quella corona di allora gigantesca, ho sentito i vostri profumi negli abbracci che distintamente riesco a ricordare. Rivedo tutto come se non avessi vissuto nulla, come se fosse ancora la prima volta. In Italia sembra essere arrivato l’autunno, almeno mamma dice così. Beh, qui il cielo è azzurro e il sole splende alto nel cielo, giocando con i riflessi dei vetri. Nella mia mente ho pensato che tutti insieme vi siate trasferiti qui per farmi godere gli ultimi giorni d’estate, scaldando con i vostri raggi la mia quotidianità.

Vi voglio bene.

PS: nella foto, il gruppo dei Master Students in Biomedicine alle prese con le fredde acque svedesi. Ovviamente, io mi sono buttato. Ho perso qualche anno di vita, ma ne è valsa la pena!

0 comments

Revolutionary road

Mi dispiace non poterti amare.
Ci sono volte in cui i sogni non sono quello che vogliamo.
La strada che si perde tra gli alberi rigogliosi è bianca, tanto chiara da risultare fastidiosa. E’ nata da quelle pietruzze così sottili che sembrano sabbia, silenziosa, permeabile. Come l’acqua del torrente che prende tutti i mali e li trascina con sé. Questo viottolo è la nostra “via della rivoluzione”, rivoluzione da un vuoto disperato.
Non c’è un sobborgo residenziale, non ci sono belle case o amici da invitare, non ci sono compleanni per bambini, giardini da coltivare.
Non ci sono più sogni per le persone infelici che si rendono conto di essere tali.
Non si può più fingere, non ci si può più aggrappare alle eventualità, al futuro che non c’è, alla felicità delle piccole cose.
Non c’è più spazio per chi crede di essere felice e non sa di non esserlo.
Mi dispiace non poter partire.
Mi dispiace non poter restare.
Non ho sogni per ora. Credimi se dico così. Non ho sogni da realizzare perché il mio corpo non lo può sopportare. Sono un pazzo in un mondo normali e il nomale nel mondo dei pazzi.
Ho una goccia di contentezza in un mare di possibilità.
E non voglio arrivare ad essiccarmi, voglio continuare ad essere bagnato di questi progetti, di questi pensieri, che nascono nel giorno e nella notte, che si rincorrono, si fanno belli e possibili, dimenticabili e surclassabili da qualcosa di ancora più bello, almeno ai miei occhi.
Lasciami qui come mi hai già lasciato là, per ritrovarmi ancora, diverso ma uguale. In un nuovo contesto a rincorrere un bisogno: quello di un giardino sull’infinito, dove non c’è giudizio e nemmeno verità.
Ma solo emozioni.