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l'apparenza inganna

Mi sarei immaginato di vederti vecchia, su una sedia a rotelle, visibilmente malata.
E invece sei giovane, bella, ogni tanto menti ancora a te stessa, o forse agli altri, per non vederli scappare.
La malattia è anche questo. La malattia incurabile che ti rallenta, ti distorce e infine ti uccide. E questo fa paura, perché viviamo in un mondo in cui parliamo sempre come se si fosse immortali. La malattia non è contemplata.
Si progetta il futuro.
Incontrare questa donna mi ha terrorizzato. Ha le stesse sembianze della ragazza che ho appena incontrato nella metro, eppure sta morendo. Guarda attenta negli occhi, come se potesse vederti l’anima. Ti vìola la mente cercando il coraggio che non hai per chiedere che cosa significa tutto questo.
Parla dei suoi sintomi, di cosa significa vedersi cambiare, passare giorni in cui non riesci a parlare o a muovere un muscolo mentre il tuo cervello funziona così bene da provare il doppio dolore della compassione altrui. Parla della diagnosi, 20 anni fa, dei sogni di una ragazza andati pian piano dissolvendosi.
Non hai più autonomia, gli arti tremano e non puoi fare nulla per controllarlo. Sorridi ma vedi che tutto intorno a te non ha più quel significato di eterno, stabile e durevole. Ti abbandoni ai pensieri e poi lotti. Ancora, ancora, ancora.
E poi una nuova ricaduta, un nuovo alto e un nuovo basso, fino a quando tutto perderà senso.
E allora saremo di nuovo lì, con quel camice bianco che di puro rappresenta il nostro porci fedeli alla ConoSc(i)enza...

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l'occhio del futuro

Aldilà e aldiqua.
Ho paura del confronto, di dovermi schierare, prendere posizione rispetto ad una ipotetica linea di demarcazione. Voglio davvero sapere cosa sarà il mio futuro? Sarebbe molto più facile pensare al proprio avvenire come al quotidiano che diventa infinito. Si potrebbe pensare al proprio futuro guardando le facce dei propri genitori e dedurre che –bene o male- la fine, almeno estetica, sarà quella.
Si potrebbe invece continuare a sognare, di posti sconosciuti, di uomini e donne che conosceremo, che diventeranno parte della nostra vita, promettendo procreazione ed ereditarietà di caratteri, vizi e virtù.
Si potrebbe continuare a pensare che forse un futuro non ci sarà o che qualcuno lo abbia già scritto per noi.
Tutti questi pensieri fanno parte dell’essere umano. E’ l’eterna domanda sul destino che ci rende così instabili. Eternità.
All’orizzonte di questa città sull’acqua, vedo solo colori. Come in una trasfigurazione, i suoni si sono fatti sfumature e riempiono la vita.
Il battito del cuore cerca di rimanere stabile alle vicissitudini che si presentano –nel migliore dei casi senza costi aggiunti- continuando a far scadere secondi, minuti, ore, tramonti e nuove albe.
Gli occhi sono sempre lì, su quelle foglie che si muovono nel fango e volano tra la ghiaia che non fa più rumore. I miei sensi si sono assuefatti a dinamiche personali e sociali che non sanno apprezzare e tantomeno accettare: sono fermamente convinto di volerle ripudiare e sconsacrare, eppure, sono ancora qui. A ricordarmi che sono ad un passo dal crollo quando mi spingo troppo in là, a bombardarmi di efferatezza nell’intimità dei ricordi.
Sento solo quel battito, che non è più è il mio. E’ una costante che non conosco.
Ho creduto fossero le cuffie che mi isolano da questo angolo di mondo che così diventa uguale a tutto il resto.
Se non puoi cambiare te stesso, d’altronde, tendi ad omogeneizzare il contesto. Cambi musica, cambi parole ma lo stato d’animo non sembra percepirlo. Vorresti solo essere altrove, nuove persone e nuovi continenti da poter disegnare.
Il mio mondo inizia ad allungarsi: non mi sento più appartenere ad un luogo e anche le persone iniziano a perdere la loro entità. Sia ben chiaro, da solo sono perso. Ma mi sento altrettanto braccato dalla presenza di troppe persone.
Chi mi vorrebbe qui e chi ancora altrove.
Inizio a capire che la grandezza è vivere sapendo dove appoggiarsi e non sapere dove appoggiarsi per vivere. Sembra una cosa sciocca ma non lo è: le persone sono i sentimenti che esternano, le parole che dedicano, i ricordi che custodiscono. Allo stesso modo, ogni persona fa parte di queste cose, che solo mentalmente hanno un proprietario. Io vivo lì, come molti di voi, agli incroci di quella materia grigia che non pesa mai troppo. Ogni volta che penso, è una comunione di radici, intenti, progetti futuri e verità che ci rendono una cosa sola, ovunque e comunque.
Smettete di chiedermi del futuro.
Ho un sogno da realizzare ma non so ancora dove. E non lo voglio sapere.