Mi sarei immaginato di vederti vecchia, su una sedia a rotelle, visibilmente malata.
E invece sei giovane, bella, ogni tanto menti ancora a te stessa, o forse agli altri, per non vederli scappare.
La malattia è anche questo. La malattia incurabile che ti rallenta, ti distorce e infine ti uccide. E questo fa paura, perché viviamo in un mondo in cui parliamo sempre come se si fosse immortali. La malattia non è contemplata.
Si progetta il futuro.
Incontrare questa donna mi ha terrorizzato. Ha le stesse sembianze della ragazza che ho appena incontrato nella metro, eppure sta morendo. Guarda attenta negli occhi, come se potesse vederti l’anima. Ti vìola la mente cercando il coraggio che non hai per chiedere che cosa significa tutto questo.
Parla dei suoi sintomi, di cosa significa vedersi cambiare, passare giorni in cui non riesci a parlare o a muovere un muscolo mentre il tuo cervello funziona così bene da provare il doppio dolore della compassione altrui. Parla della diagnosi, 20 anni fa, dei sogni di una ragazza andati pian piano dissolvendosi.
Non hai più autonomia, gli arti tremano e non puoi fare nulla per controllarlo. Sorridi ma vedi che tutto intorno a te non ha più quel significato di eterno, stabile e durevole. Ti abbandoni ai pensieri e poi lotti. Ancora, ancora, ancora.
E poi una nuova ricaduta, un nuovo alto e un nuovo basso, fino a quando tutto perderà senso.
E allora saremo di nuovo lì, con quel camice bianco che di puro rappresenta il nostro porci fedeli alla ConoSc(i)enza...
E invece sei giovane, bella, ogni tanto menti ancora a te stessa, o forse agli altri, per non vederli scappare.
La malattia è anche questo. La malattia incurabile che ti rallenta, ti distorce e infine ti uccide. E questo fa paura, perché viviamo in un mondo in cui parliamo sempre come se si fosse immortali. La malattia non è contemplata.
Si progetta il futuro.
Incontrare questa donna mi ha terrorizzato. Ha le stesse sembianze della ragazza che ho appena incontrato nella metro, eppure sta morendo. Guarda attenta negli occhi, come se potesse vederti l’anima. Ti vìola la mente cercando il coraggio che non hai per chiedere che cosa significa tutto questo.
Parla dei suoi sintomi, di cosa significa vedersi cambiare, passare giorni in cui non riesci a parlare o a muovere un muscolo mentre il tuo cervello funziona così bene da provare il doppio dolore della compassione altrui. Parla della diagnosi, 20 anni fa, dei sogni di una ragazza andati pian piano dissolvendosi.
Non hai più autonomia, gli arti tremano e non puoi fare nulla per controllarlo. Sorridi ma vedi che tutto intorno a te non ha più quel significato di eterno, stabile e durevole. Ti abbandoni ai pensieri e poi lotti. Ancora, ancora, ancora.
E poi una nuova ricaduta, un nuovo alto e un nuovo basso, fino a quando tutto perderà senso.
E allora saremo di nuovo lì, con quel camice bianco che di puro rappresenta il nostro porci fedeli alla ConoSc(i)enza...